In un paese normale risultando intestatari di un immobile al catasto esso è tuo e puoi disporne liberamente e quindi anche venderlo. In un paese un po’ meno normale risultare proprietari di un edificio al catasto non è sufficiente. Bisogna produrre al notaio per poter stipulare il passaggio di proprietà anche l’atto di provenienza, nel mio caso, la copia delle dichiarazioni di successione di entrambi i miei genitori, che avevano congiuntamente acquistato il bene agli inizi degli anni Ottanta. Ciò evidentemente va fatto perché al catasto immobiliare evidentemente c’è la tendenza ad intestare le unità immobiliari a caso e dunque è bene accertarsi con controlli ulteriori che sia vero che l’appartamento che dovrà essere oggetto di compravendita sia veramente di proprietà della persona cui è intestato.

Essendo le successioni regolarmente registrate all’apposito ufficio, nel paese meno normale tutto termina. In Italia, nazione per cui si sono finiti gli aggettivi, non è così! Bisogna anche dimostrare che le persone per cui la successione è stata effettuata siano realmente morti presentando regolare certificato. Evidentemente i professionisti che curano questo tipo di atti e gli impiegati dei vari uffici del registro sparsi per il territorio nazionale hanno l’abitudine di dichiarare morte, privandole dei beni, persone che in realtà stanno benissimo. Una volta presentati i certificati di morte pare però che tutto sia sistemato e che chi di dovere si convinca che l’immobile sia tuo e ti permetta di alienarlo.

Quale lezione si trae da tutto ciò, oltre alla solita, cioè che in Italia nulla potrà mai funzionare in modo normale e pragmatico? Semplice, che la categoria di persone più affidabile del paese è quella degli impiegati dell’anagrafe. Se uno di loro registra che sei morto lo sei davvero.

In realtà però non è proprio così. In realtà si tratta di una tassa occulta, che quasi nessuno conosce almeno fino a quando non ti capita di vendere un bene che hai ereditato. Non importa che sia stata fatta nei termini una regolare dichiarazione di successione regolarmente registrata, se devi vendere occorre l’accettazione tacita dell’eredità. Si potrebbe obiettare che, se la dichiarazione è appunto “tacita” il compiere atti come il registrare una dichiarazione di successione e vendere un bene da essa proveniente dovrebbe bastare a dimostrare che l’accettazione c’è stata. Invece no, deve essere certificata da un notaio che deve avviare una pratica apposita al costo complessivo, tasse più onorario di circa euro 500 a deceduto. E anche da questo traiamo un’importante lezione, che se gli impiegati dell’anagrafe sono la categoria più affidabile del paese a saper leggere nel pensiero non sono gli indovini e gli emuli di Giucas Casella, ma i notai che sono in grado e di attestare e registrare anche ciò che è tacito!